Imprenditori e società che si affidano a queste “multiservizi” rischiano di ritrovarsi sul groppone i costi esorbitanti di multe salate e di arretrati retributivi e previdenziali non versati ai dipendenti. E mentre l’Ispettorato del Lavoro continua a mettere in guardia dalla “somministrazione fraudolenta” operata dai “furbetti” di turno, l’Ordine Nazionale ricorda l’importanza di affidarsi alla competenza dei professionisti del settore per tutte le specificità inerenti al tema lavoro in ottica aziendale.
Una storia dalle radici lontane, un percorso piuttosto tortuoso. Ma lungo tutto il tragitto – dagli albori della questione sino ai giorni più recenti – un protagonista ben definito a baluardo della legalità: l’Ordine dei Consulenti del Lavoro.
Parliamo, nello specifico, della vicenda relativa ad una cooperativa di servizi tristemente entrata nelle trame delle cronache nazionali; non senza importanti sfumature giudiziarie.
Il “caso” é esploso dopo le perplessità e le rimostranze evidenziate da numerose realtà aziendali che, attratte dal basso costo di manodopera e dalle presunte facilitazioni burocratiche offerte, si erano lasciate ingolosire decidendo di affidare alla suddetta cooperativa il sistema di assunzioni del proprio personale.
Risultati? Pessimi, a quanto pare. Perché se nel breve, brevissimo periodo, tutto sembrava assumere una parvenza di efficienza e funzionalità, sulla lunga distanza il velo è miseramente crollato.
E l’arcano si è trasformato in un vero e proprio incubo per i malcapitati imprenditori, trovatisi improvvisamente a dover sborsare un mucchio di danaro per pagare contributi arretrati ai dipendenti e multe salatissime.
Eh già, perché – stando a quanto rivelato dai diretti interessati – gran parte dell’esborso previdenziale che avrebbe dovuto finire regolarmente nelle casse Inps a beneficio dei lavoratori, in realtà finiva altrove. Irregolarità che sarebbero state ravvisate anche dall’Ispettorato del Lavoro a seguito di mirate indagini.
E proprio l’INL con la circolare n.3 dell’11 febbraio 2019 ha chiarito alcuni aspetti della cosiddetta “somministrazione fraudolenta” (prevista dal decreto legislativo 81/2015). “La somministrazione fraudolenta – si legge nel testo – si realizza allorquando viene posta in essere una somministrazione di lavoro con la specifica finalità di eludere norme inderogabili di legge o di contratto collettivo. L’illecito è punito con la sanzione penale dell’ammenda di 20 euro per ciascun lavoratore coinvolto e per ciascun giorno di somministrazione”.
A scagliarsi contro la cooperativa in questione era stato, in tempi non sospetti, soprattutto il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, deciso a mettere in risalto contratti di appalto che – secondo l’ente – avrebbero in realtà celato proprio episodi di somministrazione illecita e abusiva.
Le numerose segnalazioni operate dai Consulenti del Lavoro hanno costituito, nel corso del tempo, l’input per gli accertamenti condotti da Ispettorato e Guardia di Finanza sulle attività della cooperativa “malandrina”, che avrebbe appunto somministrato personale a prezzi estremamente bassi, lucrando sulle retribuzioni dei lavoratori ed evadendo la contribuzione obbligatoria.
Riscontri che hanno dunque portato alla contestazione di illeciti penali, amministrativi e recuperi contributivi per un ammontare di 30 milioni di euro circa.
La morale, dunque, nonostante la complessità del caso di specie, appare piuttosto semplice: bisogna necessariamente diffidare dalle “lusinghe” di imprese, cooperative o società di servizi che offrono costi di manodopera più bassi rispetto a quanto stabilito dalle leggi vigenti in tema di lavoro. In questi casi, dunque, la scelta non può che ricadere sulla competenza e sull’esperienza dei Consulenti del Lavoro che con serietà e professionalità, offrono consulenza qualificata che può solo aiutare gli imprenditori a risolvere i problemi del mercato del lavoro.
Il Presidente
Stefano Pacitti